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Dott.ssa

Bruna Marchetti

Chi sono

Radici delicate e presenza concreta

Credo che chi si occupa della cura della persona non possa essere definito esclusivamente dai titoli di studio né ridotto al proprio ruolo professionale: ciò che cura, prima di tutto, è la qualità dell’incontro umano. Per questo, quando parlo di “chi sono”, non posso limitarmi all’elenco dei titoli e delle abilitazioni professionali. Nella cura, la teoria passa sempre attraverso la persona che la esercita. L’elenco formale di qualifiche e percorso professionale si trova nella sezione “CV”.

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Il mio percorso nasce da una convinzione profonda: per comprendere l’essere umano è necessario uno sguardo ampio, capace di integrare filosofia, psicoanalisi, pedagogia, storia delle religioni, neuroscienze e l’esperienza concreta della vita vissuta in prima persona. Nessuna disciplina, da sola, può cogliere la complessità dell’anima. Per questo, dopo la laurea magistrale in Filosofia, non ho scelto la strada – più semplice e socialmente riconosciuta – della psicologia clinica. Ho preferito una formazione lunga, impegnativa e non sempre riconosciuta: anni di studio, formazioni in discipline diverse, centinaia di ore di analisi personale (freudiana e junghiana), supervisione, dialogo e confronto con maestri e maestre del pensiero, appartenenza a una Comunità filosofica nata in seno all’Università di Ca’ Foscari (Venezia) in cui ho svolto attività di ricerca attiva per oltre un decennio e che tutt’ora frequento.

È stata una scelta etica la mia, prima ancora che professionale: non volevo aderire a un unico sistema teorico, perché nessun paradigma è sufficiente quando si incontra l’unicità irripetibile di una vita. E non volevo considerare le normali difficoltà dell’esistenza o lo spaesamento che ciascuno prova nei passaggi cruciali della vita unicamente da un punto di vista clinico, secondo un paradigma medico che, per sua natura, separa il corpo dall’anima e ignora l’orizzonte spirituale (in senso laico) che appartiene alla specie umana e non può essere escluso dalla formazione di chi si occupa di cura per la persona.

Ho imparato anche che la cura autentica nasce da un cammino interiore: consapevolezza, capacità di ascolto, sensibilità, intuito, creatività e rigore intellettuale. A partire da una solida formazione accademica e da un lungo lavoro personale, continuo a credere che lo strumento principale della cura sia il terapeuta (in senso ampio), ovvero la persona che sceglie responsabilmente di camminare accanto alla persona che ha bisogno di aiuto e offrirsi come guida. Lo strumento principale del mio lavoro sono io: la mia formazione, la mia ricerca incessante, la mia storia di vita e la responsabilità che mi assumo in ogni percorso, tutto è in gioco nel momento dell’incontro e nell’andare del percorso. I titoli professionali, lo studio, la formazione teorica e pratica sono assolutamente necessari ma di per sé non sufficienti a costruire un percorso autenticamente efficace.

Le radici profonde della mia vocazione alla cura sono legate soprattutto alla mia infanzia trascorsa nella natura e con persone che mi hanno fatta sentire veramente amata: un’esperienza fatta di meraviglia e silenzio, di pienezza, un senso di appartenenza al tutto che ha plasmato in me quel sentimento religioso che Raimon Panikkar definisce “inter-essere”, l’intima intuizione della connessione tra tutti gli esseri. L’idea che ogni cosa abbia un’anima e che noi stessi siamo immersi nell’anima del mondo, che può diventare la nostra risorsa più grande se riconosciuta, valorizzata e non repressa o anestetizzata. La certezza che la gioia abita proprio qui, in questo attimo preciso, nel rimanere saldamente ancorati al momento presente e nel saper cogliere la bellezza delle piccole cose del quotidiano.

La domanda che guida la mia vita è sempre la stessa: come prendersi cura dell’anima oggi, senza perdere la profondità antica e integrando al tempo stesso ciò che le scienze umane e le neuroscienze contemporanee ci offrono?

In definitiva tutto il mio percorso professionale nasce da qui: dalla convinzione che la cura richieda un sapere complesso, un ascolto sincero e una grande responsabilità etica; e dalla certezza che ogni persona meriti di essere accompagnata nella sua irrepetibile singolarità, senza essere ridotta a una diagnosi, a un ruolo o a un paradigma teorico.

Ritratto professionale di Bruna Marchetti

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“Credo in gesti semplici e in un ascolto che tenga insieme corpo e immaginazione.”

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